Il turismo nasce come parte originaria del progetto umanistico europeo. Nella sua essenza e nelle sue origini il turismo è esperienza di formazione, cardine del progetto educativo umanistico europeo. S’identifica con la ricerca e la conoscenza, divenendone la metafora preferita: il viaggio è la ricerca, la sua meta è la formazione - conoscenza.

Così era alle origini, nel secolo XVIII e ancora prima, nel XVII. Questa essenza del turismo è stata snaturata e si è tradotta nel suo contrario: il turismo oggi è principalmente evasione, ricerca non della conoscenza ma dello stordimento nella varietà. È la prova provata della crisi del progetto umanistico – democratico europeo.

Il turismo di massa non può essere irreversibile.
Allo stesso modo dei processi produttivi che inquinano e degradano l’ambiente su scala planetaria, anche il turismo industriale di massa deve essere al più presto riconvertito.

Turismo e turismo di massa non sono la stessa cosa.
Il vero problema non è il turismo. Il problema è il turismo industriale che produce la massa, intesa come umanità degradata a quantità, senza qualità.

La riforma del turismo.
Non è da contrapporre al turismo di massa un turismo per ricchi: il turismo per ricchi non è di per sé di qualità perché la ricchezza è denaro, e denaro è quantità.

Come si supera il turismo di massa.
La macchina ottusa dell’industria turistica si combatte (si riassorbe) con la pratica intelligente della qualità esemplare. La prima cosa da fare Ristabilire il senso originario del turismo, confermare con i fatti l’urgente necessità della sua riforma dall’attuale degrado: ciò si ottiene creando esempi virtuosi, che sappiano "fare tendenza mondiale" al punto da diventare “moda”.

La finalità degli esempi virtuosi.
Questi esempi virtuosi devono confermare di essere davvero di qualità, cioè culturalmente e ambientalmente compatibili.  Messi in atto devono far passare il messaggio:
1) non è vero che il turismo di qualità deve per forza essere per ricchi.
2) tutto il turismo deve essere colto (consapevole). Se vuole viaggiare, chi non lo è, deve in qualche modo diventarlo. Chi non è colto non può viaggiare. Chi lo fa lo stesso deve sentirsi in colpa, come chi va in aereo pur sapendo quanto incida l’inquinamento del suo carburante sul
riscaldamento globale.

Il turista colto prepara il suo viaggio.
Il turista non è a priori colto - consapevole: lo diventa. Tanto più quanto più è informato sulla situazione del luogo che si appresta a visitare, quanto più impara a leggere già da lontano la sua complessità. Il viaggiatore consapevole deve formarsi già a casa sua. Egli prepara il suo viaggio nei suoi fini e nelle sue modalità, tra le quali dovrebbe stare quella di fare qualcosa  di buono per il luogo  che si appresta a visitare. Si può pensare, a questo scopo, all’istituzione di piacevolissimi corsi di formazione per turisti consapevoli on line, a distanza. Una volta acquisita la capacità di leggere una complessità ambientale, egli potrà anche usarla per leggere il suo ambiente abituale.

La qualità è tendenzialmente più forte della quantità.
Si può prevedere che, nel breve periodo, anche di fronte a esempi concreti virtuosi la maggior parte della gente continuerà come sempre. Ma nei tempi medi (10 o 15 anni) le esperienze esemplari, adeguatamente pubblicizzate, dovrebbero assumere a poco a poco la forza di scalzare il “vuoto pneumatico” del modello industrial - consumistico oggi ancora imperante.

La parte positiva e quella negativa.
Fin qui abbiamo parlato della parte positiva. C’è tutta una parte “negativa”, limitativa –normativa, da sviluppare: controllo del territorio e limitazione dei flussi, rispetto ambientale, limitazioni di legge alla rendita turistica, ecc. Questo è compito della politica. Su questo si deve discutere e decidere. Ma veramente cruciale è la prima parte: la capacità del turismo consapevole di dimostrare di essere possibile, diventando così modello egemone, capace di fare tendenza.

(Alberto Madricardo è presidente dell'Associazione culturale P.E.R. Venezia Consapevole).