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Franco Miracco, Da quando il MOSE rese impossibile capire quale fosse la città e quale l’ombra

Ringrazio Alberto per l’invito a partecipare a questa veramente interessante iniziativa. Pensavo di spiegare il titolo dell’intervento, poi ho pensato credo che non ce ne sia bisogno perché dopo aver ascoltato e visto Benetti e Vitucci, la questione di dire ‘un tempo c’era quando il MOSE rese impossibile capire quale fosse la città e quale l’ombra"’, l’ombra l’ho capita benissimo ancora una volta stamattina. Anche dallo spontaneo ridere da parte di chi ha assistito alla rappresentazione di Benetti, a me non viene da ridere, ma nemmeno lontanamente penso di ridere di fronte alla tragedia che è capitata a questa città, una tragedia enorme, e si chiuderà male, perché quello che di male è accaduto credo non sia più rimediabile.

Io parto dal fatto che la mia vicenda in Consorzio Venezia Nuova si limita al periodo di Zanda; in effetti, Luigi Zanda se ne va da Venezia, si dimette nel 1995, io resto fino al 2000, perché non essendo ricco di famiglia avevo bisogno di lavorare e guadagnare, ma non svolgevo più il ruolo, se così posso chiamarlo, che avevo con la presidenza Zanda. Si succedono da quel momento in poi presidenti di nome, ma che di fatto non sono mai a Venezia, e la guida del Consorzio passa già allora interamente nelle mani di Mazzacurati e delle imprese che formavano il Consorzio.

L’altra cosa che finora non ho sentito, ma credo che interverrà Paolo Cacciari, che di tutte queste vicende ben si ricorda ed è stato anche protagonista, e cioè la politica. Alberto prima ha detto la magistratura: ma dove era la magistratura? Io ricordo per mesi e per anni la Guardia Forestale in Consorzio, mandata dal giudice Casson, credo circa per due anni, e si è scoperto qualcosa? La Corte dei Conti dov’era? che adesso fa le multe per danno dell’immagine a chi è stato scoperto e denunciato. E il TAR? IL Consiglio superiore dei Lavori Pubblici? Non ci sono. È asolo colpa di quello che Alberto ha chiamato marchingegno.

La vicenda in chiaro della salvaguardia nasce in epoche lontane, almeno dagli anni ’70 in poi; Gianni Pellicani è uno degli autori della legge del ’73, in cui si dicono tante cose giuste sulla salvaguardia, che in una certa misura vengono riprese dalla legge del 1984, dove c’è la figura del concessionario. Ricordo, per aver lavorato con Gianni Pellicani, c’è un’acqua alta nel 1979, devastante, dicembre 1979, e Gianni, in dialetto ‘ghe vol un strumento che gli faccia qualcosa dal punto di vista operativo’: era già l’idea della concessione e del Consorzio. Il Consorzio e quella legge figlia del compromesso storico, non è che ti puoi tirare fuori 20 o 30 anni dopo, è figlia del compromesso storico dal punto di vista politico, e chi viene a dirigere il Consorzio è, come dire, la personificazione stessa del compromesso storico, Luigi Zanda, ora capogruppo del PD al Senato.

Quando si dimette nel ’95, la Repubblica lo intervista. Era qui da nove anni; Zanda se ne va, si dimette perché "’la prima fase dell’opera di salvaguardia si è conclusa; la seconda fase, quella esecutiva, non mi interessa partecipare – non è che non gli interessasse – non dipende più dai miei compiti tecnici ma solo dalle decisioni che il paese ma soprattutto la città devono assumere’. Il paese e la città, cioè il Comune. Siccome le domande gliele fa Bianchini, che conosce bene la storia per Repubblica, gli chiede ‘troppi ostacoli? quali ostacoli?’ e Zanda risponde "’in 9 anni sono stati infiniti; se avessi dovuto dimettermi ogni volta che mi veniva frapposto un ostacolo, avrei dovuto farlo migliaia di volte’. Ostacoli che non furono solo di tipo politico, l’idea che ci fosse qualcosa di alternativo al MOSE c’era in città, aveva larga rappresentanza nel Comune di Venezia, questa corrente di pensiero, questa cultura, questa altra ipotesi della salvaguardia. Ma quello che io ricordo bene è l’ostacolo delle aziende, se non se ne sarebbe andato via. Il vero ostacolo che Zanda trovò nel Consorzio furono le aziende che formavano il Consorzio. E perché? perché l’idea che aveva questo servitore dello Stato era che il Consorzio fosse una cosa autonoma, diversa rispetto alle imprese, le quali fecero di tutto per metterlo in crisi più e più volte. Un solo esempio, che molti dei presenti ricorderanno: a un certo punto nasce a Baita, Mazzacurati e altri l’idea del Consorzio Venezia Disinquinamento – siamo all’inizio di Tangentopoli, e dopo pochi mesi molti di loro finiranno in carcere – ma quell’episodio dimostra che quelle imprese che formavano il Consorzio pensavano ad altro.

Bianchini insiste: ‘ce l’ha con qualcuno in particolare? il Comune? il governo?’ e lui risponde ‘ci sono due rischi: il primo riguarda ciascuna di queste autorità, cioè il Comune e lo Stato, il secondo rischio viene dalla difficoltà che hanno queste due istituzioni di Coordinarsi tra loro. Cacciari è un sindaco intelligente, colto e abile; Baratta, lo stesso che c’è qui in eterno, una personalità di grandissimo valore, e ministro dei Lavori Pubblici, hanno tutte le qualità per decidere e chiedere che il problema di Venezia venga affrontato tutto insieme, con metodo. Questo è il chiodo fisso, e la sconfitta, di Zanda, ed è la sconfitta di noi tutti; quindi, non separare, non priorità, come hi risentito in parte nell’intervento di Alberto, ma tutto assieme: inquinamento, risanamento morfologico, tutte le cose giustissime che ha detto poco fa Bonometto, ma anche, e c’erano nella legge, lo sviluppo economico e sociale, ed erano la sostanza stessa della legge. Conclude Zanda, serve una strategia sistemica; tra l’altro le ha ridette praticamente le stesse nel 2015 a San Leonardo, invitato dal circolo PD di Cannaregio. Per Venezia servono una strategia sistemica e uno stanziamento – attenzione ai soldi, era vent’anni fa – uno stanziamento complessivo di 20.000 miliardi da spendere nei prossimi anni, perché l’opera di salvaguardia non cessa con il MOSE, è un’opera continua. Questa è la vera grande occasione, che si sta perdendo ulteriormente perché è tutto diventato magistratura, tribunali, scandalo. Ma chi è che sta controllando quello che è accaduto negli ultimi vent’anni, ditemi l’ente, lo scienziato, il Consiglio superiore dei LLPP? E ci sfoghiamo dicendo ‘chissà se funziona!’. Ma cosa? Una cosa che è costata all’Italia, non a Venezia, che ha vissuto con quei soldi, perché ci hanno dato i soldi per risanare le nostre case, o per scavare i canali. Chi sono quei tre che stanno lì a fare i commissari? saranno bravi e onestissimi a controllare le carte, ma la competenza tecnica io non l’ho mai sentita. Roberto, hai sentito qualche cosa che assomiglia a una competenza tecnica di controllo eccetera? io non l’ho sentita, però ‘ndemo avanti.

Zanda vent’anni fa diceva servono soldi perché non può finire l’opera di salvaguardia, né con il MOSE né con il disinquinamento, né con la morfologia, né con Porto Marghera, altro tema rimosso. Ovviamente, siccome Zanda era anche un po’ sentimentale, quello gli chiede ‘c’è amarezza nell’andarsene?’ ‘c’è un dispiacere affettivo, ma in questi anni ho capito che la salvaguardia di Venezia non può procedere che per fasi. Nel so complesso è un’opera infinita, come la intendevano ai tempi della Serenissima. Comunque sono fiero di quello che ho fatto con il Consorzio, e oggi ho un patrimonio di professionisti e di conoscenze che non ha eguali in Europa’.

Questa era la vicenda sua. Io però, e là mi fermo anch’io perché negli ultimi anni, poi fui licenziato per essermi opposto a un comunicato stampa, perché era così diventato lontano il Consorzio da quella che era la ragione d’essere ai tempi di Zanda, che un presidente dell’epoca, credo Paolo Savona, volle impormi un comunicato di critica al governo, credo che fosse su una questione di inquinamento, allora era ministro un Verde, non ricordo più chi fosse, mi opposi, lo mandai a quel paese perché questa non era la linea che avevo appreso lavorando con Zanda. Sei uno strumento dello Stato, non ti puoi mettere… se Paolo Cacciari o Massimo volevano criticare, loro sì potevano farlo, dovevano farlo, ma non il Consorzio, non il Presidente del Consorzio. Mi ricordo che ho detto ‘siamo come i Carabinieri, cosa vuole criticare il governo?’ (pensa che idea che avevo avuto). Me ne andai, mi occupavo praticamente solo dei libri del Consorzio di cui uno, il primo Fondamenta degli incurabili divenne poi il manifesto – Alberto ha ricordato l’Expo – quel libro di Brodskji divenne lo strumento della campagna di Zanda.

Nella premessa a questa raccolta interessantissima e utilissima che fece il Comune nel ’95, tra le tante cose che il sindaco di allora, Cacciari, ricorda, perché Cacciari sapeva allora la verità, e la sapeva anche De Piccoli che aveva elaborato quello che sto per dire, “creazione di una struttura unificata tra i vari soggetti competenti in grado di accelerare l’iter delle decisioni e l’attuazione degli interventi”. Questa doveva essere la cosiddetta Agenzia per Venezia, che non fu fatta, e da quel momento in poi, Zanda non c’era più le imprese sì però.

Grazie